Quel che vedono le nuvole
a cura di Floriano Govoni, Pierangelo Pancaldi, Alberto Tampellini
Quel che vedono le nuvole
Testi di Pierangelo Pancaldi e Alberto Tampellini
Fotografie di Floriano Govoni
Anno 2008
Quel che vedono gli uccelli
“Quel che vedono le nuvole” è un libro singolare. Non ha molti uguali nel panorama bibliografico, e forse non ne ha affatto. Gli ingredienti sono: un bel repertorio di fotografie dal deltaplano, una corrispettiva documentazione fotografica risalente agli anni Trenta del secolo scorso, un buon numero di mappe perlopiù settecentesche, e due saggi (di Alberto Tampellini e Pierangelo Pancaldi) che leggono e interpretano questa ricca messe di immagini alla luce delle trasformazioni storiche del territorio.
Il risultato della confezione natalizia preparata quest’anno da Floriano Govoni è un libro “colto”, accademicamente ineccepibile, in grado di fornire un contributo originale alla conoscenza di questa porzione geografica fra le province di Bologna, Modena e Ferrara.
Ma è anche un libro “popolare” per l’uso spettacolare e cognitivo della fotografia: non fotografia aerea, dall’alto di un aeroplano; e neppure dall’alto delle nuvole, come mente il titolo. Ché altrimenti avremmo delle visioni schiacciate, fredde, simili a carte topografiche. Il libro, invece, sorprende ed emoziona il lettore con fotografie a volo d’uccello: il volo che è poi il sogno umano più antico, da Icaro a Leonardo, da Verne al sarto di Bertolt Brecht (“Vescovo, so volare”/ il sarto disse al vescovo. /“Guarda come si fa!” / E salì con arnesi che parevano ali / sopra la grande, grande cattedrale).
Insomma, è il volo degli uccelli. Il volo che fa vedere tutto ciò che non si vede con i piedi incollati a terra. Come sorvolare la propria casa, e scrutare da una prospettiva diversa e impossibile il paesaggio consueto di tutti i giorni. Come riconoscere fiumi estinti, dossi fluviali, tracce archeologiche. Come scoprire vocazioni naturali e vocazioni culturali del territorio, spesso le une intrecciate alle altre nella grande fatica umana per modellare l’ambiente. Come, infine, fotoimprimere il mondo di oggi, e consegnarne l’immagine a chi verrà dopo di noi.
Già da questa molteplicità di letture e di conoscenze, si ha la chiara percezione di trovarci di fronte a un libro importante, che sopravviverà e ci sopravviverà. Che resterà nelle biblioteche quando forse le nostre case industriali avranno superato la data di scadenza, come tutte le merci deperibili.
Maurizio Garuti